episodio 9. non piove, governo ladro

non-piove, governo ladro? una delle siccità più severe dell’ultimo secolo sta colpendo il marocco. paese in via di ammodernamento, il marocco è un paese ancora essenzialmente agricolo, dove le coltivazioni e l’allevamento danno da mangiare (peraltropoco e male) alla maggior parte della popolazione. si sta seccando tutto. raccolti persi o gravemente compromessi e fortissime ricadute sociali. davanti all’emergenza, nessuno si muove. ancora una volta, non capisco se il governo ha gli occhi socchiusi nello sforzo di guardare lontano o di prendere sonno. andrea, lavora da anni nella campagna marocchina più povera, quella che negli anni 80 generò gran parte della migrazione verso italia. andrea mi suggerisce di cercare la soluzione altrove. ancora una volta, la chiave di lettura di questo paese potrebbe essere nella migrazione. gli ho chiesto di spiegarmi cosa sta succedendo sotto il sole. ecco la sua risposta.

Chi paga per la siccità?

Tentare di legare direttamente migrazione e siccità potrebbe non essere corretto, anche se molti casi dimostrano come anni agricoli particolarmente difficili, insieme ad altre condizioni strutturali e alla mancanza di politiche adeguate, rafforzano l’ipotesi di un loro intreccio. Questo tipo di analisi è stata condotto soprattutto a riguardo dei pasi subsahariani, ma qualche timida correlazione potrebbe essere fatta anche con gli Stati del Maghreb.

La situazione che si sta concretizzando in Marocco, dove la stagione agricola 2006-2007 si presenta molto difficile mi porta a disegnare un possibile scenario.

Negli ultimi mesi le precipitazioni in Marocco sono state molto deboli e il mese di dicembre è stato praticamente secco, tanto da non poter assicurare un buon avvio della campagna agricola. Molti agricoltori hanno comunque seminato, sperando nell’arrivo della pioggia, altri si sono trovati nell’impossibilità di completare i lavori preparatori vista la durezza del terreno. In generale le culture in atto si presentano molto deboli. In più, il combinato disposto del freddo e della siccità hanno prodotto una miscela difficilissima per le culture del grano e dell’orzo (seccato e ingiallito anzi tempo). La stessa situazione ha colpito anche la vegetazione spontanea nelle zone destinate a pascolo.

La stagione agricola, tranne nelle poche regioni climaticamente più favorevoli, è compromessa e influenzerà la vita di circa un milione di agricoltori e delle loro famiglie. I primi dati indicano infatti che l’anno agricolo sarà uno dei peggiori degli ultimi dieci anni, ad esempio la produzione cerealicola sarà del 50% più bassa di un annata normale.

La siccità non è un fenomeno raro in Marocco, diversi rapporti descrivono bene le caratteristeche delle precipitazioni1. Si vi legge una tendenza generale alla loro dimuzione, una forte disparita geografica all’interno del Paese e l’alternanza tra anni secchi e anni a forte pluviometria. In generale i giorni di pioggia sono compresi tra i 30 e 50, ma sono molto meno in regioni come il Beni Meskine, dove mi trovo a lavorare. Questi pochi dati spiegano la grande fragilità dell’attività agricola, una della principali risorse economiche del Paese. La siccità può quindi essere considerata ricorrente e influenza una importante parte del bilancio economico dello Stato.

Vista l’attuale situazione. il Governo marocchino ha lanciato alcune misure di emergenza per ridurre gli effetti dell’attuale siccità, che riguardano soprattutto l’allevamento, l’attività più colpita dalla deboli precipitazioni. L’azione principale ha come oggetto l’esonero da tasse e dazi doganali per l’orzo e il mais, principali componenti dell’alimentazione animale. Il loro prezzo era infatti quasi raddopiato in poche settimane. Si tratta di una norma molto liberista applicata da un paese in via di sviluppo che come un allievo modello interviene semplicemente sul mercato, evitando sovvenzioni di ogni sorta. Altri Paesi o entità regionali, come USA e Unione Europea tendono ad essere molto più teorici ed ad applicare il liberismo con molta prudenza. L’azione avrà sicuramente effetti benefici, ma riguarderà molto poco i piccoli e medi operatori del settore e soprattutto i molti che dipendono dal reddito derivato dall’agricoltura e dell’allevamento. Come mai un azione di emergenza cosi limitata? È utile ricordare ancora una volta che la siccità è un fenomeno ricorrente in Marocco e fonte di costi altissimi. Il sistema agricolo deve essere razionalizzato per ridurne i costi e aumentarne l’efficienza, e questo potrebbe costituire un momento favorevole.

Senza tentare di fare alcuna generalizzazione a livello dell’intero Paese, si possono evidenziare alcuni punti e conseguenze derivati dal mio piccolo punto di osservazione. Il Beni Meskine è trova al centro del Marocco dove è prevalente un agricoltura di sussistenza realizzata in una zona semidesertica con scarse precipitazioni, basata su strutture famigliari o al massimo piccole imprese. La regione presenta forti legami migratori con l’Italia e su questi legami e l’attuale situazione si concentreranno le mie analisi.

Consapevole che non si può limitare una qualsiasi analisi di una politica agricola ad un singolo provvedimento2, la scelta dello Stato marocchino è chiaramente a beneficio dei grandi agricoltori e allevatori che possono disporre di grandi quantità di riserve economiche e di maggiori capacità tecniche. I prezzi delle materie prime con un mercato più libero dovrebbero rallentare la loro corsa verso l’alto.

La scarsità di zone disponibile a pascolo sta obbligando i piccoli e medi allevatori a tenere i capi in stalla e ha fornire loro alimentazione comprata sul mercato aumentando i loro costi di gestione quotidiana. Semplificando e cercando di teorizzare quello che posso vedere tutti i giorni nel Beni Mesline, ogni allevatore cerchera di comprare la quantità di alimentazione necessaria per sostenere il suo gregge, senza diminuirne il numero di capi, il più a lungo possibile. Se dispone di risorse economiche accantonate o può contare su rimesse costanti dall’estero, l’Italia ad esempio, può immaginare di mantenere costante il suo gregge per un determinato periodo di tempo, molto variabile ma ragionevolmente lungo, essendo determinato dal livello dei prezzi sul mercato degli ingredienti e dall’ammontare che riceve dall’estero.

Lo Stato marocchino può quindi, attraverso questa azione di emergenza, concentrarsi nella tutela dei grandi produttori agricoli, cercando di razionalizzare il settore agricolo, e ritardare il suo intervento verso i settori marginali, contando sull’intervento di altri attori economici, appunti gli immigrati. I potenziali e pericolosi effetti sociali verrebbero quindi mitigati, ma non vi è certezza di un reale cambiamento del settore agricolo. Non sapendo esattemente a quanto possono aumentare queste rimesse dall’estero, possiamo immaginare che:

  • a)finito l’effetto delle riserve, ci sia un aumento delle tensioni sociali che potrebbe portare ad un intervento dello stato, forse troppo tardivo. (razionalizzazione)
  • b)la rimesse siano sufficienti a mantenere lo status quo
  • c)l’azione di razionalizzazione sarebbe, per cosi dire, più dolce grazie alla rimesse, ma rimane molto pericoloso gestire cambiamenti economici come questi attraverso un elemento come le rimesse degli immigrati.

Non possiamo fare un analisi economica non avendo dati sufficienti.

Quali conseguenze ha o può avere verso l’immigrazione il verificarsi di uno scenario come questo? In generale rafforzare l’idea che avere un legame in un Paese europeo costituisce una buona polizza assicurativa e ipotizzando che i livelli migratori dipendano non solo da motivi strettamente economici, ma anche da aspettative sul futuro, molte persone che non vedrebbero premiati i loro sforzi di mantenere una struttura economica, anche se piccola, attiva potrebbero decidere di partire.

I costi di crisi e azioni come quella descritta precedentemente, che costituisce comunque solo un possibile scenario, sarebbero quindi a carico direttamente di poche persone operanti nei due lati del Mediterraneo, i poveri, il sud nel nord nella odierna società complessa. Infatti la migrazione e la sua sottointesa rete di solidarieta economica (le rimesse!) o eventualmente attraverso l’aiuto per l’inserimento in un Paese europeo costituirebbero il principale attore economico a farsene carico.

interessante. i poveri delle due rive del mediterraneo che sovvenzionano un’agricultura altrimenti morta essiccata. che intervengono ad ammortizzare tensioni sociali altrimenti esplosive. che permettono ai governanti delle due rive di far finta di implementare politiche economiche ispirate all’ortodossia liberista. c’è qualche piccola nuvola all’orizzonte. ma ancora non piove, governo ladro.