kutch

quest’anno ho voluto fare il figo e il capodanno sono andato a passarlo nel deserto del kutch, al confine tra india e pakistan (no, non quel confine dove si stanno preparando a fare la guerra). pensavo di trovare solo sassi e arbusti, che peraltro non sono mancati, e invece è stata anche e soprattutto una continua scoperta di come la bellezza si nasconda, talvolta, nei luoghi più impensati.

innanzitutto, per quanto aspro possa essere un luogo, quando ad accoglierti trovi un gruppo delle bambine che gettano in aria dei fiori ti senti già più che a casa tua, ti senti “troppo onorato”, ti senti che “davvero l’avete fatto per me, uno straniero di passaggio che vedrete oggi e poi mai più?”. un popolo che sa accogliere gli stranieri, per quanto possa essere povero, mi sembra già più avanzato di quello a cui appartengo e dal quale un giorno tornerò.

i villaggi di questa zona di mondo sono popolati da quasi un millennio. la gente si è sempre dedicata agli animali, alla terra e alle produzioni artigianali. nel 2001 un terremoto violentissimo ha quasi distrutto tutto quel poco che c’era e decimato la popolazione. da allora ad oggi si è ricostruito molto, ma i veri benefici sono ovviamente finiti nelle mani di grosse società che hanno saputo sfruttare gli aiuti per la ricostruizone meglio della gente dei villaggi che oggi non trova lavoro nelle grosse fabbriche che sono sorte dopo il terremoto perchè la manodopera viene tutta da fuori. si arrangiano quindi producendo carbonella da un arbusto che cresce in abbondanza,  o coltivando piante dai cui semi si ricava olio. comunque poca roba. eppure hanno delle mani d’oro. stoffe decorate con spechietti e perline dorate, tele tessute a mano.

questo vecchio cieco e sordo nella sua vita non ha mai fatto altro che tessere al telaio. le sue mani sanno muoversi con destrezza su questo strumento antico guidate solo dall’esperienza. io con entrambi gli occhi e una guida che mi fornisce spiegazioni non riesco neppure a capire come si sta muovendo.

nel deserto non manca l’acqua. il villaggio di lodai sorge accanto ad un antico santuario che a sua volta si trova vicino ad un grande stagno. lo stagno è sacro e cosi’ lo sono i suoi abitanti: immensi pesci gatto che si avvicinano voraci a chiunque gli porga un po’ di cibo. vederli uscire dall’acuqa con fare minaccioso è uno spettacolo che non si dimentica.

nel prossimo post le foto.

re davide

davide, un amico italiano che vive a pondicherry, mi scrive un racconto natalizio che, con il suo permesso, pubblico qui, come regalo per i miei 4 lettori. il suo nuovo blog, oltre a questo, immagino ospiterà a breve nuovi racconti. non perdeteli. auguri. p.

“Sarà un Natale di lavoro. Ma in questi giorni mi invidio lo stesso.

Alessandro sta girando un documentario nel sud dell’India e io lo accompagno. Abbiamo conosciuto un bambino di nome Davide Raj (Re Davide). Ha dodici anni. Vive in uno slum di Madurai, in Tamil Nadu.

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